La Grande Migrazione – Prima parte

Il più grande spettacolo del mondo

By Tommaso Balestrini

1 July 2020

Universalmente considerata uno degli spettacoli naturali più belli del mondo, la grande migrazione degli gnu si svolge tra il Kenya e la Tanzania, all’interno dell’ecosistema del Serengeti-Mara, dove ogni anno due milioni di erbivori, prevalentemente gnu e zebre, compiono un viaggio epico alla ricerca di acqua e pascoli freschi.

I protagonisti

Questo incredibile fenomeno migratorio coinvolge tra 1,5 e 2 milioni di gnu, zebre, gazzelle di Thomson, eland e altre specie di antilopi che ogni anno, seguendo un percorso circolare orario, percorrono circa 1.000 km attraverso le pianure del Serengeti-Mara, tra il Kenya e la Tanzania. E’ la più grande migrazione terrestre del pianeta.

La grande migrazione è un fenomeno certo, che si ripete ogni anno, ma per natura imprevedibile. La numerosità, la direzione degli spostamenti e la posizione delle mandrie in un certo periodo dell’anno variano in base a diversi fattori, tra cui la stagionalità e, in particolare, la distribuzione delle piogge, che sono il vero motore della migrazione.

Infatti, gli gnu, i principali protagonisti della migrazione, sono erbivori sociali, dipendenti dall’acqua e “grazer”, cioè si nutrono di erba, quindi si spostano in mandrie alla continua ricerca di pascoli freschi e ricchi di nutrienti, rigenerati proprio dalle piogge stagionali.

La necessità di nutrirsi, e al contempo di difendersi dai predatori, spinge gli gnu anche a “snaturarsi”, rinunciando in parte alle loro abitudini territoriali per migrare e alla loro struttura sociale e gerarchica per aggregarsi in mandrie prive di un leader, molto numerose e spesso miste.

Tra gnu e zebre, in particolare, si stabiliscono forme di cooperazione ispirate alla sopravvivenza. Le due specie si alternano nel pascolo: le zebre brucano l’erba più alta e “preparano” il pascolo per gli gnu, che prediligono erba più bassa e tenera. Inoltre, per difendersi dai predatori, gli gnu sfruttano la migliore vista delle zebre ed entrambe le specie traggono vantaggio dal loro numero.

E’ quindi la lotta per sopravvivenza a innescare la migrazione e sono le piogge a guidarla. Per sopravvivere, gli gnu devono seguire le piogge, e l’acqua e il cibo che queste portano con sé, e per farlo sono disposti a tutto: sfidano leoni, ghepardi e iene nelle praterie, guadano fiumi turbolenti infestati da coccodrilli, combattono fame, sete, fatica e malattie, e ogni anno muoiono in 250.000 lungo il percorso.

Se il “perché” della grande migrazione e cosa spinge gli gnu ad imbarcarsi in questa odissea non è in discussione, molte sono ancora le domande senza risposta sul “come” funziona la migrazione.

Come funziona la grande migrazione?

Come si sposta e si orienta una mandria di migliaia di gnu? E ancor prima, cosa accade nelle pianure del sud del Serengeti, a metà marzo, quando il primo gnu si alza e inizia a muoversi? Cosa sente quello gnu? Cosa lo attira?

Studi condotti con la fotografia aerea hanno rilevato un notevole livello di organizzazione nella struttura delle mandrie mentre si spostano. Il fronte delle mandrie si muove compatto e sinuoso, come un’onda. Questo mostra l’esistenza di una qualche leadership nella mandria? O forse di una forma di comunicazione che ancora non conosciamo?

Una ricerca ha anche dimostrato che una mandria di gnu possiede la cosiddetta “swarm intelligence”, cioè una sorta di intelligenza collettiva, tipica degli sciami di insetti o degli stormi di uccelli, che gli consente di esplorare e superare un ostacolo come un’unità o, appunto, come uno sciame. In quest’ottica l’attraversamento dei fiumi non sarebbe poi così caotico e disorganizzato come appare.

E’ stato anche provato che gli gnu siano capaci di localizzare la pioggia a più di 50 chilometri di distanza. Come? Vedono le nuvole o i lampi all’orizzonte? Sentono i tuoni? Annusano l’umidità nell’aria? Alcuni scienziati credono che gli gnu siano attratti dalla chimica dell’erba, ovvero da più alti livelli di fosforo e nitrogeno, che cambiano in risposta alle piogge. Quindi forse gli gnu seguono solo il loro gusto.

Oppure potrebbe essere semplicemente istinto. Evidenze fossili suggeriscono che gli gnu vivono e si spostano nelle pianure dell’Africa Orientale da più di un milione di anni.

Le origini del fenomeno

Il fenomeno della grande migrazione degli gnu affonda le sue radici in un tempo lontano ed è collegato ad eventi verificatisi circa 25 milioni di anni fa.

A tanto risale la formazione della Great Rift Valley, una gigantesca faglia nella superficie terrestre, lunga circa 6.000 chilometri, che corre dal Libano al Mozambico ed è stata causata dalla separazione delle placche tettoniche Araba e Africana. La conseguente attività sismica e vulcanica ha dato origine a numerose rilievi come il Monte Kilimangiaro e il Monte Kenya.

Per milioni di anni i sette vulcani del complesso di Ngorongoro e il vulcano di Ol Doinyo Lengai, oggi l’unico ancora attivo, hanno eruttato rocce, lava e cenere ricchi di minerali che hanno fertilizzato le pianure del Serengeti.

Infatti, quando la cenere di origine vulcanica si mischia con la terra, il risultato è un suolo fertile e ricco di fosfati, nitrati, potassio, sodio e calcio, tutti elementi che favoriscono la crescita di una vegetazione ricca e nutriente.

Questo terreno vulcanico, ricco di minerali e nutrienti, è la base delle pianure erbose del Maasai Mara e del Serengeti, che gli gnu attraversano seguendo le piogge e sfruttano a loro vantaggio da millenni.

Il cerchio della vita

L’ecosistema del Serengeti-Mara è uno dei più antichi del pianeta, si estende per 40.000 chilometri quadrati tra il Serengeti National Park in Tanzania e la Maasai Mara National Reserve in Kenya, e vanta una diversità di flora e fauna che non ha eguali al mondo.

Si stima che quasi 1,5 milioni di tonnellate di erba siano consumate ogni anno durante la grande migrazione e, grazie alla generosità della natura, ritornino alla terra sotto forma di sterco. Questo sterco si aggiunge al suolo ricco di minerali del Serengeti, mescolato da migliaia di zoccoli, concimato dagli scarabei stercorari e innaffiato dalle piogge. Il risultato sono oltre 200 tipi di erbe, ciascuna con una propria funzione.

Nel corso della migrazione le mandrie sono continuamente minacciate da predatori come leoni, leopardi, ghepardi, iene, sciacalli e coccodrilli. La morte degli gnu sostenta direttamente questi predatori, ma alimenta in modo indiretto anche altre creature.

Durante la migrazione le mandrie di gnu sono costrette ad attraversare fiumi insidiosi come il Grumeti e il Mara. Un uragano di corna e zoccoli, avvolto dalla polvere, si riversa nell’acqua: molti gnu riescono nell’impresa di raggiungere l’altra sponda, ma a migliaia muoiono a causa dei coccodrilli, di colpi e fratture nell’impatto con le rocce e altri gnu o semplicemente della corrente troppo forte.

Un lungo studio sull’influenza dei grandi animali sui processi in atto nell’ecosistema del Fiume Mara ha rivelato che 6.250 carcasse, equivalenti a 1.100 tonnellate di biomassa, entrano nel fiume ogni anno.

I corpi si accumulano e le carcasse diventano cibo per iene, coccodrilli, avvoltoi e marabu. I resti si decompongono e gli insetti depongono le uova al loro interno, sostentando manguste, ibis e altri uccelli. Anche i pesci del fiume prendono parte al banchetto.

Così si chiude il cerchio della vita, un cerchio perfetto in cui tutto si crea e nulla si distrugge, di cui la grande migrazione è una delle rappresentazioni più efficaci e simboliche.

La grande migrazione è una storia infinita, uno spettacolo della natura che si ripete da milioni di anni, ma non smette mai di stupire, anche per i misteri che nasconde. Gli gnu vivono nelle pianure del Serengeti-Mara e migrano tutto l’anno, per vederli basta solo sapere dove guardare.

Nella seconda parte ve lo racconteremo.

Contattaci per creare
il tuo safari su misura