Akagera is back!

Il rilancio di un parco distrutto dalla guerra

By Tommaso Balestrini

15 September 2020

Rilanciato con successo da un importante progetto di conservazione, l’Akagera National Park è la più grande zona umida protetta dell’Africa centro-orientale e l’ultimo rifugio rimasto per le specie che vivono nelle savane del Ruanda.

Il parco nazionale

Fondato nel 1934 dall’allora governo belga, l’Akagera National Park è un’area protetta che si estende per 1.122 kmnel Ruanda orientale, al confine con la Tanzania. Nonostante le piccole dimensioni, il parco vanta un’incredibile varietà di habitat che includono savane, foreste, montagne, laghi e paludi.

Il parco prende il nome dal Fiume Kagera, che scorre lungo il suo confine orientale ed alimenta un labirinto di laghi, di cui il Lago Ihema è il più grande. Il Ruanda è conosciuto come “la terra delle mille colline” e anche l’Akagera National Park è caratterizzato da una parte montuosa, con vette che nella regione di Mutumba Hills sfiorano i 2.000 metri di altezza.

Oggi il parco ospita una straordinaria biodiversità che include oltre 12.000 grandi mammiferi, tra cui tutti i Big Five, e 482 specie di uccelli, ma solo vent’anni fa rischiava di scomparire.

Un pò di storia

Tra il 1990 e il 1994, durante la Guerra Civile Ruandese che culminò con il genocidio dei Tutsi, i territori dell’Akagera National Park divennero campo di battaglia degli scontri tra l’esercito Ruandese e il fronte patriottico Ruandese.

La guerra ebbe conseguenze devastanti per il parco e nel 1997 la sua superficie fu ridotta da 2.500 km2 a 1.122 km2, convertendo oltre metà della terra in pascolo per consentire ai rifugiati rientrati in Ruanda di ricominciare a coltivare e ad allevare bestiame.

L’alta densità della popolazione, lo sconfinamento dell’uomo all’interno del parco e il bracconaggio condussero all’estinzione dei leoni, che prima degli anni ’90 erano più di 300, alla scomparsa dei rinoceronti e alla sostituzione della fauna del parco con migliaia di capi di bestiame.

Negli anni 2000 la biodiversità del parco era praticamente perduta, e con essa il lavoro e il turismo. Il valore del parco era diminuito al punto da potersi considerare inesistente. Il che rende quanto accaduto nel 2010 e negli anni successivi ancor più degno di nota.

Il progetto di conservazione

Nel 2010 African Parks, un’organizzazione no profit con sede a Johannesburg, e il Rwanda Development Board (RDB), un’agenzia governativa ruandese, hanno firmato un accordo di durata ventennale per la riabilitazione e la gestione congiunta dell’Akagera National Park.

Con l’accordo è stata creata la Akagera Management Company (AMC) e la direzione del parco è stata affidata al biologo Jes Gruner.

Negli anni successivi, anche grazie al supporto finanziario di istituzioni private come la Howard Buffett Foundation, sono state intraprese numerose iniziative per aumentare la sicurezza del parco, ridurre il bracconaggio e reintrodurre le specie estinte.

Nel 2013 sono stati installati 120 chilometri di recinzione elettrificata a pannelli solari per creare un confine tra il parco e i villaggi circostanti, limitando così il conflitto tra l’uomo e gli animali selvatici. Un’unità canina anti-bracconaggio è stata addestrata e dislocata nel parco nel 2015.

Grazie all’aiuto di zoo, parchi e riserve sia in Africa che Europa, la fauna selvatica precedentemente sradicata dal parco è stata reintrodotta con risultati molto incoraggianti.

I leoni, cacciati fino all’estinzione negli anni ’90, sono stati reintrodotti nel 2015 e la loro popolazione, oggi di circa 25 individui, è più che triplicata. Nel 2017, dopo 10 anni di assenza dal parco, sono stati reintrodotti 18 rinoceronti neri.

Akagera oggi

Da quando African Parks ha assunto la gestione del parco nel 2010, il bracconaggio è drasticamente diminuito, la fauna è tornata a prosperare e l’industria turistica si è trasformata.

Oggi la popolazione di grandi mammiferi del parco, ridotta a 4.000 individui nel 2010,  supera i 12.000 animali. Con la reintroduzione di leoni e rinoceronti, l’Akagera National Park è l’unico parco in Ruanda dove sono presenti tutti i Big Five: leoni, leopardi, bufali, elefanti e rinoceronti. La fauna del parco include anche diverse specie a rischio come il sitatunga e il becco a scarpa.

Dal 2010 il turismo è esploso: più di 44.000 turisti, metà dei quali Ruandesi, hanno visitato il parco nel solo 2018, generando un fatturato record di 2 milioni di dollari e rendendo il parco al 75% auto-sufficiente in soli 8 anni. Di questo hanno beneficiato anche le popolazioni locali, il cui numero di impiegati nel parco tra il 2010 e il 2014 è aumentato da 59 a 220 e continua a crescere.

Al rilancio del parco hanno contribuito anche importanti operatori del settore come Wilderness Safaris, che nel 2019 ha inaugurato Magashi Camp, un campo di lusso con 6 tende situato nel settore nord-orientale del parco. Wilderness supporta il parco e le comunità locali con una serie di iniziative tra cui lo studio e il monitoraggio delle specie a rischio, il training e l’impiego di personale locale e il sostegno a studenti e laureati in conservazione.

Akagera è considerato la nuova frontiera del safari e del turismo responsabile ed offre a chi ha la fortuna di visitarlo la possibilità di vivere una straordinaria esperienza nella natura, che si nutre di una storia complessa e avvincente: quella di una parco, che, come il paese che lo ospita, è sopravvissuto a una catastrofe e ha saputo rialzarsi.

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